2/11/2012 by Elio LoZio Carrozza

le cose in uno spazio secondo le più elementari geometrie semplici.
E’ per questo che la vista di questa foto risulta subito gradevole all’osservatore: il gioco di curve si propaga per tutto il fotogramma, dando profondità ed armonia.
Le figure umane poi, oltre a indicarci le proporzioni dell’opera architettonica, sono fondamentali per la foto perché “danno vita” ad un ambiente che altrimenti sarebbe risultato freddo. ( recensione a cura di Carlo Traina)
17/10/2012 by Faruken Bayraktare
Kadırga-istanbul 2012
The road, a ball and the usual kids. But in this photo Faruken Bayraktare took a peculiar aspect: not the usual run of disordered many legs for the ball, but the singular relationship between “one” child and the balloon. The others are spectators, not participating in the game, and each shows a different attitude: Some people are sitting, perhaps because they are less good at virtuosity, some people are ready to take over, there are those who are standing but with a passive behavior. And different states are well diversified by the different position that the photographer has assigned to them in the frame: the main actor in the foreground and then gradually more distant others, in relation to the role they are having with the game
29/09/2012 by Roberto Ramirez

“Là dove c’era l’erba ora c’é una città”. Sono passati tanti anni da quando Adriano Celentano denunciava la cementificazione sfrenata e sicuramente – in tutto questo tempo – ci siamo abituati a considerare le costruzioni, i grattacieli, parte integrante del panorama quotidiano. Ci sono situazioni e immagini, però, che ci ricordano quanto sia spesso prepotente il rapporto della città nei confronti dell’uomo. Come in questa foto, dove la figura imponente del grattacielo annulla quella del ragazzo col cappuccio. Molto efficace il taglio, con le due diagonali ad incorniciare la scena (recensione a cura di Carlo Traina)
28/09/2012 by José E. Tan
25/09/2012 by Olga Shiropaeva

23/09/2012 by Simon Mak

The photo stop the imagine, here seems to have been a stop for the people in the photo (although Simon Mak, the photographer says that they started posing for him).
The result – in any case – are three figures with his gaze fixed that give a particular tone to the picture.
All this dropped into the chaos of their market stand: lamps mixed with neon, fish overflowing from plastic bins and displayed on flat wicker, bags hanging, peeling walls, a multitude of buckets has a little ‘everywhere. If Street Photography means telling portions of life and places in the city, with this photo so rich in detail Mak Simon took us right “inside” the Wet Market. (rewiew by Carlo Traina )
18/09/2012 by Gabi Ben Avraham
The look of a challenge: what the kid is doing with himself and with his skateboard. Even if Gabi decided to stop the image with a very short time, the sense of dynamism is all there, with his arms and legs looking for a balance uncertain, and skate that – though it is “frozen” in the air – seems to twirl. Finally, the effect of two beautiful big umbrellas that “frame” the jump of the boy.
16/09/2012 by Peppe Trotta

L’ampiezza dell’inquadratura, infatti – con la panchina simbolicamente vuota sulla sinistra – permette di sottolineare le rispettive solitudini dei due soggetti: il cane e il suo padrone, messi in evidenza dalla zona più in chiaro del fotogramma.
Due solitudini che si fanno compagnia!
Belle le “geometrie” dell’arco in alto a sinistra e del muro che degrada verso l’uomo, posto (inutile dirlo) in uno dei punti di forza della regola dei terzi.(recensione di Carlo Traina)
15/09/2012 by Cristina Collodel

Quanti punti di forza in questa bellissima foto di Cristina Collodel!
Innanzi tutto il giusto mix tra la definizione delle persone ritratte e l’effetto vagamente flou che si nota in alcune parti dell’immagine, dovuto al riflesso del vetro ed al mosso. Poi la scelta del B & N, reso ancora più incisivo dal contrasto presente nella cornice naturale. Sebbene la scena rappresenti l’affollamento in un vagone della metropolitana, fa effetto il “disegno ordinato” delle braccia dei viaggiatori mentre le facce tradiscono chiaramente i pensieri e la stanchezza per un altro giorno, non importa se trascorso o da trascorrere.
Ma l’elemento più significativo dello scatto (il “punctum”) sta probabilmente al centro della foto: nello sguardo dell’unico bambino ritratto, e in quel suo braccio teneramente stretto a quello della persona a lui vicino. (recensione di Carlo Traina)